23 Maggio 2016
Lars Gustafsson, uno dei più grandi autori contemporanei, svedese, cosmopolita, è morto all’inizio dello scorso aprile. Aveva vinto nel 2015 il Premio Nonino. Lo ricordiamo riproponendo uno dei suoi capolavori.
Il protagonista si chiama Lars. È stato sposato, è un solitario, un maestro in pensione che alleva le api; scopre di essere malato di cancro. L’imminenza della morte lo porta a riflettere sulla storia della propria vita. Morte di un apicultore è un romanzo che parla di stagioni, di paesaggi, di animali; l’osservazione del mondo naturale acquisisce sempre più rilievo; la disperazione, la rabbia del protagonista per la propria sorte si dissolvono nel senso di appartenenza a un destino comune a quello degli altri viventi. Questo significa Io, io, io, io… dopo quattro volte soltanto, una parola priva di senso, frase che Lars scrive sul suo taccuino alla penultima pagina. Una resa che è il viatico per la morte e l’unica possibilità di rinascita, pronunciata qualche giorno dopo le invettive contro Dio e contro la mancanza di senso: del dolore e dell’umiliazione fisica imposti dalla malattia, uno stillicidio. Scrive Lars: Se esiste un dio, è nostro compito dire no. Se esiste un dio è compito dell’uomo essere la sua negazione. Ricominciamo. Non ci arrendiamo. Il mio compito durante i giorni, le settimane o nel peggiore dei casi i mesi che mi rimangono sarà di essere un grande e chiaro NO.
Gustafsson immagina, nei suoi romanzi, situazioni paradossali (non di rado pervase di lieve, raffinato umorismo) che si svelano metaforiche o del tutto quotidiane. Rappresenta le inquietudini e contraddizioni umane, e la necessità di punti fermi, di serenità, che ha a che fare con la forza volontà (Non ci arrendiamo), o con la consapevolezza della vita come tragico gioco. È però lo sguardo ironico e autoironico, partecipe e accorato se pure disincantato, forse anche pessimista, a rendercelo così caro.
Lars Gustafsson, Morte di un apicultore, Iperborea, 1989, € 14
La casa editrice
Fondata nel 1987 a Milano da Emilia Lodigiani, Iperborea si è dedicata all’esplorazione della letteratura della Scandinavia e dell’area nederlandese, estone, islandese.
Accanto agli autori più noti come Arto Paasilinna (L’anno della lepre, Il bosco delle volpi) e Bjorn Larsson (La vera storia del pirata Long John Silver), ricordiamo Jorn Riel (Viaggio a Nanga e tutti i romanzi ambientati tra i cacciatori in Groenlandia), Tove Jansson (L’onesta bugiarda), Kader Abdolah (La casa della moschea e Il re) e lo stesso Gustafsson (di cui raccomandiamo anche tutti gli altri titoli, in primis Storia con cane). Da alcuni anni Iperborea organizza, a Milano, I Boreali, un festival dedicato alla letteratura e alla cultura dei paesi del Nord. Dal 6 all’8 luglio 2016, per la prima volta, I Boreali arrivano a Torino, a San Salvario.
Ljudmila Petruševskaja, C’era una volta una donna che cercò di uccidere la figlia della vicina, Einaudi, 2016, € 16,50
Racconti nella Russia congtemporanea ispirati alla tradizione e al folklore. Padri che hanno perso i figli, gemelle unite in un unico essere, casette nel bosco: meravigliose “favole dopo le favole”.
Rosa Mogliasso, Bella era bella, morta era morta, NN Editore, 2015, € 13
Un cadavere abbandonato sul greto di un fiume richiama spettatori le cui vite diventano protagoniste del racconto lungo di Rosa Mogliasso e della sua scrittura essenziale ed elegante.
Mario Pistacchio e Laura Toffanello, L’estate del cane bambino, 66thand2nd, 2014, € 16
Pubblicato un paio di anni fa, questo forte e bel romanzo continua la sua strada. Le vicende dei ragazzini e del cane bambino nella campagna padovana, ambientate all’inizio degli anni ’60, toccano il cuore.
LA LIBRAIA
Malvina Cagna ha aperto la Trebisonda nel 2011.
Prima di fare la libraia si è occupata di ricerca, progettazione e organizzazione dello sviluppo locale.
Dal 2000 al 2003 ha diretto il festival San Salvario Mon Amour.