Il fungo alla fine del mondo
La possibilità di vivere nelle rovine del capitalismo
Si dice che, dopo la bomba atomica su Hiroshima, la prima forma di vita a spuntare in quel paesaggio devastato sia stato un matsutake
«Tsing ha scritto un libro singolare e inusuale, che ci aiuta a immaginare. Cosa rara» – Marco Belpoliti, Robinson
Si tratta di uno dei funghi commestibili più ricercati dell’Asia: non cresce solo in Giappone dove raggiunge prezzi astronomici, ma anche in varie aree dell’emisfero boreale. Questo fungo dall’odore intenso ed evocativo non può essere coltivato e preferisce crescere su terreni e foreste perturbati dalla presenza umana. Il racconto di Anna Lowenhaupt Tsing – ormai diventato un classico – ruota attorno a questi ricercatissimi funghi, offre approfondimenti e spunti che vanno ben oltre l’ambito micologico, e pone una domanda essenziale: cosa riesce a vivere tra le rovine che abbiamo generato? Esplora angoli inattesi e inconsueti del commercio del matsutake e ci conduce tra buongustai giapponesi, commercianti, combattenti hmong, guide naturalistiche finlandesi, abitanti della costa pacifica degli USA e altro ancora. Compagni di viaggio che ci permettono di perderci e sorprenderci tra ecologie fungine e storie forestali e che ci fanno sperare nella possibilità di una convivenza collaborativa tra specie in un’epoca di massiccia devastazione umana.