Potrebbe essere I ragazzi Burgess di Elizabeth Strout: provincia, Maine, e un po’ di New York. Due fratelli e una sorella, i Burgess, e una comunità sconvolta dall’atto sconsiderato di un ragazzo; la scrittura piena e cristallina a cui la Strout ci ha abituato, la sua capacità di scandagliare personalità e caratteri.

Oppure A chi vuoi bene di Lisa Gardner: un bel thriller in ambito familiare, come La vicina, in cui si scoprono gli scheletri nell’armadio delle mammine perfette e dei tesori di babbino.

O anche Santa Evita di Tomás Eloy Martínez: pare il sogno malato di un autore o di un regista argentino di molto talento, e invece no: è successo davvero.

O pure L’erba fa il suo grano, un libro come non se ne fanno più. Una famiglia contadina dell’Oltrepò Pavese: persone coraggiose, intraprendenti, ipocrite, oneste, disoneste, ragionevoli, mezze matte. Il romanzo racconta tre generazioni di questa famiglia di fantasia e sullo sfondo, quasi un secolo di storia. Un libro di bel passo, di bel respiro.

E, perché no, Il libro bianco di Rafael Horzon. A me Horzon, non so perché, ricorda Hrundi V. Bakshi, ma più fortunato: Horzon apre una galleria d’arte giapponese immaginaria. Horzon crea i “Mobili Horzon” e fa concorrenza all’Ikea. Horzon fonda un’accademia delle scienze inutili. E ci si spancia dalle risate.